Cina domina il mercato globale dell’alluminio riciclato, superando gli Stati Uniti in capacità e crescita.

Fonti

Articolo originale: Alcircle – China wins the race against the US in aluminium recycling output, capacity and expansion

Approfondimento

Negli ultimi anni, Cina e Stati Uniti hanno intensificato l’attenzione verso l’industria dell’aluminium riciclato. Secondo l’International Aluminium Institute (IAI), la domanda globale di aluminium dovrebbe raddoppiare entro il 2050, con il 50‑60 % di tale domanda che si prevede sarà soddisfatto da metalli riciclati. L’IAI stima inoltre che il tasso di efficienza di riciclo globale (RER) attuale sia del 76 %, con il settore dei trasporti che detiene il più alto tasso di recupero (86 %) e l’industria automobilistica come principale consumatore di aluminium riciclato.

Cina domina il mercato globale dell’alluminio riciclato, superando gli Stati Uniti in capacità e crescita.

Dati principali

Tabella riassuntiva (tonnellate)

Paese Produzione primaria 2024 Produzione secondaria 2024 Quota di mercato secondaria
Cina ≈ 1.5 mio t ≈ 15.8 mio t ≈ 40 %
Stati Uniti ≈ 0.676 mio t ≈ 3.6 mio t ≈ 10 %
Altri paesi (esclusa Cina) ≈ 5 mio t ≈ 25 mio t ≈ 60 %

Tra il 2015 e il 2024, la produzione secondaria cinese è aumentata da 8.98 a 15.84 mio t, un incremento di 76 %. Nel 2015 la produzione cinese era 2.6 volte quella degli Stati Uniti; nel 2024 il rapporto è salito a 4.4 volte.

Possibili Conseguenze

Il rapido incremento della capacità di riciclo cinese potrebbe ridurre la dipendenza dal mining di bauxite, diminuendo l’impatto ambientale associato alla produzione primaria di aluminium. Tuttavia, la forte domanda di scarti importati potrebbe intensificare la competizione globale per le materie prime riciclate e influenzare i prezzi del mercato.

Opinione

Il testo non espone posizioni politiche o ideologiche. Si limita a riportare dati e analisi di mercato, mantenendo un tono neutro e informativo.

Analisi Critica (dei Fatti)

La crescita cinese è coerente con le politiche di decarbonizzazione e con la necessità di aumentare la produzione di aluminium a basso impatto. La comparazione con gli Stati Uniti evidenzia una differenza strutturale: la Cina sta espandendo la capacità di riciclo in modo aggressivo, mentre gli Stati Uniti hanno raggiunto un plateau di efficienza. I dati mostrano che la Cina dipende fortemente da importazioni di scarti, soprattutto da paesi asiatici, mentre gli Stati Uniti forniscono solo una piccola quota.

Relazioni (con altri fatti)

Il rapporto di IAI sul futuro della domanda di aluminium e la previsione di un aumento del 50‑60 % di riciclo globale sono in linea con le tendenze di sostenibilità industriale. L’analisi del settore automobilistico come principale consumatore di aluminium riciclato si collega alle politiche di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti.

Contesto (oggettivo)

La produzione primaria di aluminium è altamente intensiva in termini di energia, con l’elettricità che rappresenta fino al 40 % dei costi totali. Gli Stati Uniti, con costi energetici più elevati, hanno perso competitività nella produzione primaria, spostandosi verso un modello dominato dal riciclo. La Cina, con costi energetici più bassi e politiche di sostegno statale, ha potuto espandere rapidamente la capacità di riciclo, sostituendo la bauxite con scarti.

Domande Frequenti

  • Qual è la quota di mercato della Cina nel riciclo di aluminium? Circa il 40 % della produzione globale di aluminium riciclato nel 2024.
  • Quanto è aumentata la produzione secondaria cinese dal 2015 al 2024? È cresciuta da 8.98 a 15.84 mio t, un incremento di 76 %.
  • Qual è la principale fonte di scarti per la Cina? Importazioni da paesi asiatici, con la maggior parte proveniente da Hong Kong, Thailandia e Corea del Sud.
  • Perché gli Stati Uniti hanno perso competitività nella produzione primaria? Perché i costi energetici sono più elevati, rendendo la produzione primaria più costosa rispetto al riciclo.
  • Qual è l’impatto ambientale del riciclo di aluminium? Il riciclo richiede circa il 95 % in meno di energia rispetto alla produzione primaria, riducendo le emissioni di CO₂.

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